La visibilità dell’ethos della mobilità sostenibile: Note sociopedagogiche dalla ricerca Spass

Mustacchi, Claudio (2013) La visibilità dell’ethos della mobilità sostenibile: Note sociopedagogiche dalla ricerca Spass. In: Congresso annuale 2013 della Società Svizzera per la Ricerca in Educazione: L’integrazione fra apprendimento formale e informale, 21 agosto 2013, Lugano. (Unpublished)

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SPASS e visibità dell'Ethos CM.pdf - Draft Version

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Abstract

Presentiamo alcuni risultati emersi nella ricerca Spass (Sinergie fra pratiche artistiche e spostamenti sostenibili) e considerazioni d’ordine sociopedagogico sul ruolo delle pratiche artistiche e culturali per sensibilizzare alla mobilità sostenibile. La ricerca, promossa dal Dipartimento di Scienze Aziendali e Sociali della Supsi, ha preso avvio nell’aprile 2012 ed è stata realizzata da un team interdipartimentale e interdisciplinare di cui fanno parte, oltre al DSAS, il Dipartimento sanità, il Dipartimento formazione e apprendimento, il Dipartimento ambiente costruzioni e design, il Conservatorio della Svizzera italiana e la Scuola Teatro Dimitri. L’ipotesi del progetto è che i pensieri, le emozioni e le preoccupazioni per un futuro sostenibile, generano pratiche in cui la sensibilità artistica fa da catalizzatore e aggregatore per i nuovi stili di mobilità e azioni di sensibilizzazione. L’obiettivo della ricerca è stato quello di esplorare il contributo che la mediazione culturale (Kulturvermittlung) può offrire alla sensibilizzazione della mobilità sostenibile e, parallelamente, l'apporto che la mobilità sostenibile può offrire alla diffusione artistica e culturale. I dati della ricerca si fondano su un repertorio di fonti documentali composto a oggi da più 350 esperienze che intrecciano cultura artistica e cultura della mobilità sostenibile, su 9 interviste a testimoni privilegiati del mondo della cultura e degli studi ambientali e su due osservazione partecipanti a eventi culturali e di mobilità dolce. Il progetto ritiene che per produrre un cambiamento dei comportamenti individuali e sociali sia utile far leva anche su fattori immateriali quali sono quelli che compongono l’universo delle attività artistiche e culturali. Il valore pedagogico delle pratiche indagate può essere colto e approfondito facendo appello al concetto di habitus proposto da Bourdieu (1980, 1994), al concetto di ethos e al suo legame con il rito di Clifford Geertz (1998), alle riflessioni antropologiche di Victor Turner (1986, 1982) sulle arti performative. Parallelamente riteniamo utile ricorrere alle riflessioni sulla dualità fra agency e struttura presenti nella “teoria della strutturazione” di Antony Giddens (1984) e agli studi sull’apprendimento di Etienne Wenger (1998), basati costrutto di “Comunità di Pratica” da lui coniato insieme alla collega e antropologa Jean Leave sul finire degli anni Ottanta. Si segnala infine che nello ricerca si manifesta una realtà sociale definita in altri studi “Pay-as-you-live” (Future Fondation Sd; Rosenberg 2012), che intreccia tecnologia, spirito verde, desiderio di comunità, risposta positiva alla recessione.

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