Il diritto del bambino ad un futuro aperto e il liberalismo.

Ostinelli, Marcello (2004) Il diritto del bambino ad un futuro aperto e il liberalismo. Scuola e città, 55 (1). pp. 1-19.

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M. Ostinelli. Il diritto del bambino a un futuro aperto e il liberalismo. Scuola e città 1.2004.pdf

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Abstract

Il problema che intendo discutere riguarda tanto l’interpretazione del paradigma teorico del liberalismo quanto la sua applicazione nell’ambito dell’educazione pubblica. L’esame che propongo della teoria politica liberale muove dalla distinzione introdotta da William Galston tra un liberalismo dell’autonomia, di forte impronta illuministica, e un liberalismo della diversità, la cui matrice si sarebbe formata nel corso delle lotte per la libertà religiosa dopo la Riforma protestante con l’affermazione e la diffusione dell’idea di tolleranza. Si tratta perciò della controversia contemporanea tra liberalismo neutralistico e liberalismo perfezionistico, che John Rawls sottolineò con particolare enfasi nella seconda fase della sua indagine filosofica, contrassegnata dalle revisione della sua originaria teoria della giustizia e approdata alla formulazione di un liberalismo politico. E’ per noi particolarmente interessante rammentare che in diverse occasioni ed in particolare in Political Liberalism Rawls abbia voluto illustrare la differenza tra il perfezionismo liberale ed il suo liberalismo politico attraverso il quesito che intendo esaminare in questo saggio, cioè “il problema dell’educazione dei figli e dei requisiti che lo Stato può imporre in proposito”. L’interrogativo a cui intendo rispondere è se l’educazione pubblica di uno Stato liberale debba mirare all’assimilazione delle minoranze ai valori liberali oppure se lo Stato liberale debba accomodarsi a qualsiasi differenza all’interno della società. Si tratta di vedere se il liberalismo è una dottrina settaria come tante altre oppure sia in grado di giustificare l’esistenza di istituzioni politiche ospitali nei confronti delle differenze. Rawls suggeriva di “spiegare accuratamente le grandi differenze” tra liberalismo politico e liberalismo comprensivo. Questo saggio fornisce un modesto contributo in questa direzione, attraverso l’analisi di un caso di conflitto tra il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni e il compito dello Stato di fornire un’educazione pubblica, in quanto garante del diritto di ogni bambino ad un futuro aperto (secondo la felice immagine coniata da Joel Feinberg). Si tratta del caso Kjeldsen, Busk Madsen e Pedersen vs Regno di Danimarca, approdato alla Corte europea dei diritti dell’uomo il 7 dicembre 1976. Sosterrò che non vi sono ragioni plausibili per impedire che la scuola pubblica dispensi informazioni e conoscenze (nella fattispecie informazioni e conoscenze in materia di educazione sessuale) diverse da quelle condivise dai genitori. Di conseguenza il diritto della famiglia di decidere dell’educazione dei figli è sottoposto a limiti che lo Stato liberale deve far rispettare. Per altro ciò non contrasta con il principio di neutralità dello Stato liberale e delle sue istituzioni (ivi compresa la scuola pubblica) purché si tenga ferma la distinzione rawlsiana tra neutralità dei fini e neutralità delle conseguenze. In questo faccio mia l’onesta considerazione rawlsiana secondo cui occorre “accettare, spesso a malincuore, le inevitabili conseguenze di certi requisiti ragionevoli imposti all’educazione dei figli”. Di fatto, come nel caso in esame, l’educazione che mira a garantire al bambino un futuro aperto attraverso un ventaglio sufficientemente ampio di opzioni significative può avere indirettamente l’effetto di rendere più difficile l’adesione ad uno stile di vita tradizionale. Infine, vale la pena di osservare che l’analisi di questioni di filosofia pubblica dell’educazione non è indifferente per determinare la consistenza teorica del paradigma liberale. In passato il liberalismo considerava l’educazione pubblica come un caso speciale con particolari difficoltà che, forse anche per questo, fu solitamente negletto. Soltanto negli ultimi anni questa lacuna è stata colmata, rispondendo ad un invito formulato da Ronald Dworkin nel 1978 (in Magee, 1978: 260).

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