Articolo. Teheran: Biennale Internazionale di Pittura del Mondo Islamico

Inserito da iopensa il Gio, 2001-02-01 12:00

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Teheran: Biennale Internazionale di Pittura del Mondo Islamico by Iolanda Pensa is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 3.0 Unported License.

Versione originale di La prima Biennale di Teheran in “Flash Art”, anno XXXIV, n. 226, febbraio-marzo 2001, p. 62.

Biennali di design, grafica, scultura, caricature, architettura, pittura. E poi seminari ed esposizioni sulla Pop Art, il Cubismo, la Pittura Astratta, l’Espressionismo e il Minimalismo. Il Museo d’Arte Contemporanea di Teheran sputa eventi ad un ritmo frenetico. “Vogliamo opere che siano contemporanee” – dichiara Iraj Eskandari, direttore della prima edizione della Biennale Internazionale di Pittura del Mondo Islamico inaugurata il 4 novembre dal Presidente della Repubblica Islamica d’Iran Mohammad Khatami – “Vogliamo promuovere gli artisti del Mondo Islamico per renderli competitivi nel mondo dell’arte contemporanea”. “Sono tutti artisti del governo” – commenta invece l’artista Khosro Hassanzadeh passeggiando nelle sale della Biennale. Ci sono gli artisti della Rivoluzione, quelli come Kazem Chalipa che piangono i Martiri che hanno combattuto nel 1979 perché l’Islam trionfasse nel paese, e quelli come Habibollah Sadeghi e lo stesso direttore Iraj Eskandari che hanno dipinto le pareti della città per rendere omaggio al regime. Sono esposte le opere dei professori d’arte e degli allievi dei professori, gli stessi professori che fanno parte del comitato di selezione. “Non funziona” – dice la pittrice Golnaz Fathi – “il direttore del Museo d’Arte Contemporanea sta cercando veramente di promuovere l’arte e gli artisti giovani, ma deve combattere con un sistema chiuso e pieno di interessi personali. Gli artisti professionisti preferiscono lavorare nelle gallerie Golestan o Seyhoun”.

La Biennale Internazionale è stata preparata in fretta. Il risultato è una sala di artisti iraniani affermati fuori concorso (gli artisti del governo appunto) e di giovani; seguono altre tre sale di opere provenienti soprattutto dalla Tunisia, dal Bangladesh e dai paesi del Vicino e Medio Oriente. Prevale il gusto per l’astratto (come nelle opere di Enus Mohammed e Karmer Kalidas) oppure il gusto per lavori il cui contenuto eviti cautamente le tensioni: non ci sono nudi, né opere che esprimono direttamente un impegno sociale in contrasto con le politiche del governo iraniano, ma fioriscono ritratti di donne velate (Sadok), attacchi lievi all’Occidente (come nel trittico dell’iracheno Jabbar Ali che veste con jeans e piumino dorato una figura in posa come un santo) o reminiscenze della grandezza della Persia (Gizella Varga Sinai). Dal regolamento tutte le tecniche erano accettate, ma il nome Biennale Internazionale di Pittura deve aver comunque creato molta confusione. Prevale infatti la pittura, non ci sono opere fotografiche e l’unica installazione è una caricatura dei lavori con le pietre di Richard Long realizzata da Ahmed Nadallan.

Il Museo d’Arte Contemporanea sta comunque giocando un importante ruolo di apertura – nei limiti della legalità – sostenendo l’arte contemporanea con grande vivacità, e proponendo anche opere di artisti dell’Occidente. Ma a Teheran il museo non è l’unico modo per produrre e mostrare l’arte. Ci sono gallerie e piccoli progetti coraggiosi nelle tecniche e nei contenuti che percorrono un binario indipendente rispetto ai programmi statali.

Khosro Hassanzadeh parla attraverso i suoi ritratti: gli sguardi raccontano la guerra con l’Iraq che ha devastato il paese, l’angoscia mista a speranza per il futuro. Bita Fayyazi contamina lo spazio con grossi insetti, il popolo del mondo sotterraneo, libero e allo stesso tempo perseguitato. Nel 1994 il gruppo di Farid Jahangir ha cominciato a produrre installazioni che negli anni sono diventate molto comuni. “Tavoos” è un’elegante e seria rivista che vuole promuovere la conoscenza e gli studi sull’arte.

Ci sono anche i canali illegali, dove i libri proibiti viaggiano e dove le opere d’arte vengono esportate di contrabbando per essere esposte in Europa. I divieti imposti dalla morale islamica sono infatti numerosi ed impediscono agli artisti di esprimersi liberamente. L’attuale presidente Mohammad Khatami e il Ministro della Cultura Ataollah Mohadjerani sono esponenti della corrente riformista (incline ad una maggiore apertura e moderazione nell’applicare i precetti religiosi), ma la loro politica deve sempre e comunque confrontarsi con il potere dei conservatori, rappresentati dalla Guida Suprema Ali Khamenei, il secondo successore dell’ayatollah Khomeini. Per gli artisti resta quindi impossibile rappresentare nudi (immagini immorali) o attaccare direttamente i principi dello Stato (azione contro l’Islam). Una volta conquistata la fama internazionale diventa però tutto più facile: Shirin Neshat è stata da poco invitata a presentare un video a Teheran.

Link

Museo d’Arte Contemporanea di Teheran: www.ir-tmca.com
Biennale Internazionale di Pittura del Mondo Islamico: www.pwislam
Rivista Tavoos: www.tavoosmag.com