«Pure et sine curiositate»? La controversa fortuna delle immagini dell’osservanza

Rossetti, Edoardo (2017) «Pure et sine curiositate»? La controversa fortuna delle immagini dell’osservanza. Rivista Storica Italiana, 129/3. pp. 929-961.

Full text not available from this repository. (Request a copy)

Abstract

Partendo da una Novella a tema luterano di Matteo Bandello (III, 10), in cui i minori vengono criticati per l’eccessiva esaltazione della figura di Francesco d’Assisi, posta «sopra od almeno a paro della santa Trinità», il contributo cerca di analizzare le tensioni maturate in Lombardia intorno alle edizioni del trecentesco Liber conformitatum vitae beati Francisci ad vitam domini Jesu di Bartolomeo da Pisa. Dato alle stampe due volte nel giro di due anni a Milano da ambo i rami dell’ordine francescano (gli osservanti nel 1511 e i conventuali nel 1513), ma con un’editio princeps da anticiparsi al 1485, il testo suscitò una serie di polemiche negli ambienti religiosi lombardi vicini ai domenicani osservanti, alla confraternita di Santa Corona, ai gesuati e alle agostiniane di Santa Marta guidate da Arcangela Panigarola. Tali scontri primocinquecenteschi, prologo delle vivaci polemiche che a metà Cinquecento interessarono l’Europa protestante, furono resi ancora più vivaci dalla presenza a Milano di un imponente ciclo di affreschi tratto dal Liber conformitatum e realizzato tra il 1485 e il 1488 da un pittore appartenente ai minori osservanti. Questi dipinti – perduti ma parzialmente ricostruibili per via documentaria – costituiscono, insieme al distrutto Giudizio universale fatto realizzare durante il concilio di Pisa-Milano (1511) dal controverso cardinale spagnolo Bernardino Carvajal e all’affresco del Torchio mistico presso gli agostiniani osservanti, tre significativi casi di studio per riflettere sulla complessa vicenda figurativa delle osservanze. Se la diffusione del De conformitate con il suo corredo di immagini suscitò aspre polemiche nel mondo protestante, parte della produzione iconografica ideata o rielaborata tra il XV secolo e il principio del XVI fu giudicata severamente anche dalla chiesa post-tridentina. Come si cercherà di mostrare, in questa casistica rientra probabilmente il Giudizio del Carvajal, ridipinto nel 1572, ma anche parte del corpus figurativo dei francescani osservanti. Altre immagini, specie quelle realizzate dall’osservanza agostiniana, filtrarono invece nell’immaginario luterano con interessanti slittamenti semantici. Analizzate più da vicino, alcune esperienze figurative dell’osservanza, volte a creare modelli di immagini da riprodurre quasi meccanicamente nei propri cenobi «pure et sine curiositate», sembrano a loro volta rappresentare un consapevole tentativo di standardizzazione, teso a sottolineare la stretta aderenza a una regola e a evitare la moltiplicazione di tipologie iconografiche sempre più percepite come compromettenti, imbarazzanti e, a tratti e ben prima di specifiche direttive tridentine, eterodosse.

Actions (login required)

View Item View Item